In un mondo senza regole crisi e conflitti sono destinati a moltiplicarsi e ad aggravarsi. Il ruolo dell'Onu, a cui si è rivolta nel suo insieme la comunità internazionale fino a trent'anni fa, è azzerato. A questo risultato si è arrivati per le scelte unilaterali che hanno reso impotente il Palazzo di Vetro
L’adesione al concetto di Stati-nazione, che è l’eredità duratura del Trattato di Westfalia del 1648 e sancito dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945, rimane una forma ristretta e rozza di nazionalismo che mina gli sforzi dell’umanità per risolvere la policrisi planetaria. In particolare, le istituzioni che abbiamo creato per promuovere la pace e la sicurezza – in particolare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) – sono ora disfunzionali al punto da rappresentare una minaccia diretta e attuale per il benessere dell’umanità, soprattutto in considerazione della crescente minaccia di un attacco nucleare preventivo nel conflitto russo-ucraino o nella penisola coreana. Il fallimento delle istituzioni che abbiamo costruito per mantenere la sicurezza collettiva dell’umanità è stato illustrato dalla presidenza russa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 24 febbraio 2022, quando ha lanciato un’invasione.
Un numero significativo di Paesi occidentali furono tra i fondatori del sistema multilaterale, che fu sviluppato e implementato come sistema delle Nazioni Unite a San Francisco nel giugno 1945. Tuttavia, le azioni di alcuni Paesi occidentali sulla scena mondiale, come lo storico bombardamento americano della Serbia nel 1999, l’invasione illegale dell’Iraq da parte statunitense e britannica nel 2003, il bombardamento NATO della Siria nel 2011 e le recenti rappresaglie statunitensi e britanniche contro gli Houthi senza le sanzioni delle istituzioni internazionali, creano un ambiente che incoraggia lo scoppio di guerre regionali. Il militarismo auto-organizzato è in aumento, creando un panorama geopolitico molto più instabile: le ritorsioni israeliane contro Hamas a Gaza, il Pakistan contro l’Iran, l’attacco dell’Arabia Saudita allo Yemen, le crescenti tensioni tra Serbia e Kosovo, la minaccia del Venezuela di usare la forza contro la Guyana e la guerra civile in Africa, in Sudan, le tensioni al confine tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, che nel 1994 hanno vissuto un genocidio.
L’incapacità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si manifesta oggi nel crollo sistematico su vasta scala di ogni parvenza di sistema internazionale di sicurezza collettiva. E’ questo fallimento istituzionale che ha creato le condizioni in cui i Paesi che hanno perso la fiducia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ricorrono ai propri programmi di auto-aiuto.
Con le sue azioni, l’Occidente si allontana dai principi originariamente stabiliti quando fu lanciato il sistema delle Nazioni Unite. Nel resto del mondo, la priorità politica è cercare di rafforzare l’uso del diritto internazionale, come dimostra l’appello del Sudafrica alla Corte penale internazionale (CPI) il 29 dicembre 2023, nonostante le critiche e le pressioni di Washington, Londra, Bruxelles e Ottawa, che hanno obbligato Israele ad agire nell’ambito dei suoi poteri per fermare tutti gli atti di genocidio come definiti nella Convenzione sul genocidio.
Sempre più spesso, in situazioni in cui l’Occidente ha un interesse speciale, come la guerra di Israele contro Hamas, impone sanzioni o respinge le azioni di Paesi di altre regioni come “controproducenti”, o più precisamente, controproducenti per gli interessi del blocco occidentale. Paradossalmente, come osservato sopra, quando l’Occidente decide di intraprendere un’azione militare, lo fa senza fare affidamento sulla legittimità del diritto internazionale. Quando i Paesi del resto del mondo esprimono le loro preoccupazioni riguardo alle violazioni del corpo del diritto internazionale – sia esso umanitario o penale – vengono attaccati dall’Occidente quando ha un interesse specifico in una questione particolare. L’uso selettivo del diritto internazionale e l’auto-aiuto sempre più basato sul calcolato interesse personale non faranno altro che aumentare la percezione del resto del mondo dell’ipocrisia e dei doppi standard inerenti al sistema internazionale.
Nonostante la potenza geopolitica, geoeconomica e militare dell’Occidente, l’attuale situazione mondiale non soddisfa i suoi interessi a breve e medio termine. L’assenza di un sistema multilaterale funzionante in grado di giudicare e risolvere le controversie in modo non violento aumenta l’instabilità nel resto del mondo e ha un impatto negativo sull’Europa e sugli Stati Uniti sotto forma di flussi migratori e di crescita della criminalità organizzata transnazionale, manifestata in un aumento del traffico illegale di armi, droga e persone.
Questa crisi del multilateralismo ci impone di riconoscere che stiamo vivendo un “momento San Francisco” e un importante punto di svolta su scala globale. Questo momento storico richiede che i politici globali intraprendano un’azione decisiva basata sull’instaurazione di dialoghi geopolitici orientati all’azione che coinvolgano l’Occidente e il resto del mondo, con un focus deliberato sulla riprogettazione e riconfigurazione delle istituzioni di governance e sulla risoluzione dei problemi globali.
Trasformare il sistema multilaterale è necessario per governare, negoziare, risolvere meglio i problemi globali e proteggere il pianeta, ad esempio da ulteriori danni ambientali derivanti dai cambiamenti climatici, nonché dalle conseguenze dell’intensificarsi delle guerre che minano le società di tutto il mondo.
I tentativi falliti di “riformare” l’ONU negli ultimi 30 anni, che sono continuati dal 1992, dalla fine della Guerra Fredda, attraverso la perestrojka e la glasnost, hanno solo portato al fatto che le sedie del Titanic sono state riorganizzate, e la nave planetaria continua lentamente ad affondare sotto il peso di numerose crisi globali. I governi dell’Assemblea Generale devono invocare l’articolo 109 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede una Conferenza Generale per discutere dell’organizzazione, che doveva essere convocata nel 1955, dieci anni dopo la creazione delle Nazioni Unite, sulla base delle discussioni svoltesi a San Francisco.
Affinché l’umanità possa risolvere autonomamente le sfide che si trova ad affrontare, la “falsa dicotomia” tra l’Occidente e il “resto” deve essere gradualmente eliminata attraverso la creazione di istituzioni in grado di espandere le opportunità di azione collettiva. Abbiamo un solo pianeta e questo ci impone di costruire istituzioni in grado di rispondere efficacemente alle sfide che minacciano di minare la capacità delle persone di vivere sul pianeta Terra.