A Kiev prevale il pessimismo dopo il fallimento della controffensiva. I vertici Nato prevedono cattive notizie, la presidente Ue parla di situazione difficile. Zelenskij attaccato dai generali, dall'ex presidente Poroshenko e dal sindaco di Kiev
Nei mesi passati i mass media, in generale, sono stati sostanzialmente al servizio delle posizioni sostenute da Zelenskij: la guerra dovrà continuare finché l’Ucraina non avrà recuperato tutti i territori che le appartenevano nel 2014 (Crimea compresa).
La Russia è stata innegabilmente l’aggressore nei suoi sforzi per impossessarsi della capitale e instaurare un regime ad essa favorevole. Ma raramente è stato ricordato che gli Stati Uniti avevano sistematicamente spostato i confini della NATO verso quelli della Russia, seguendo il consiglio di Z. Brzezinski espresso nel suo libro “The Grand Chessboard” (1997), tradotto in francese con la mia prefazione e pubblicato lo stesso anno con il titolo “Le grand échiquier”.
Questo libro è stata l’opera più lucida pubblicata all’indomani della Guerra Fredda. Ha indicato tre condizioni affinché gli Stati Uniti continuino a mantenere la supremazia: aiutare a rallentare l’ascesa della Cina; operare affinché l’Europa rimanga disunita; soprattutto spingere l’ex Unione Sovietica ai confini della Russia, Ucraina esclusa.
Nel 2008 G.W Bush dichiarò che la Georgia e l’Ucraina avrebbero dovuto far parte della NATO, cosa che la Russia non poteva accettare.
Percepita dalla parte russa, la dinamica americana mirava a indebolire la Russia, da qui la spiacevole iniziativa di Vladimir Putin nel febbraio 2022 che ha permesso a Washington, dopo l’umiliante ritirata dall’Afghanistan, di ripristinare la sua immagine di baluardo della democrazia.
Gli Stati Uniti, dopo aver subito una serie di sconfitte (Vietnam, Iraq, Afghanistan), si sono presentati come campioni della libertà, hanno portato l’Europa a unirsi alla lotta per l’indipendenza dell’Ucraina e hanno ripristinato il ruolo della NATO con nuovi membri (Svezia, Finlandia).
La Russia sembrava isolata, preda delle sanzioni e militarmente surclassata dal massiccio sostegno fornito dagli Stati Uniti e dai suoi alleati occidentali. Il presidente ucraino, Zelenskij, per il suo dinamismo, e la popolazione ucraina per il suo eroismo, hanno ricevuto un grande sostegno e tutto sembrava essere contro la Russia. La vittoria sembrava sorridere all’Ucraina e a coloro che la sostenevano.
È stata annunciata un’offensiva che avrebbe cacciato i russi oltre il confine…
Pochi mesi dopo la situazione risultava invece in fase di stallo.
I russi non avevano sofferto le sanzioni ma le avevano aggirate, Putin aveva riorganizzato le sue risorse militari, non si era lasciato destabilizzare dalla sedizione del capo del gruppo Wagner e aveva beneficiato dell’appoggio della Cina e di un numero significativo di paesi del Sud che non avevano condannato la Russia.
Ancora più importante, le difese russe apparivano solide mentre i massicci aiuti degli Stati Uniti venivano sempre più criticati dai repubblicani e da alcuni democratici, nel momento in cui la stanchezza era evidente tra gli alleati europei, a loro volta divisi.
All’interno dell’Ucraina, incancrenita dalla corruzione, sono emersi notevoli disaccordi tra la leadership politica e quella militare. È stata discussa la possibilità di una soluzione negoziata.
In breve: considerate le elezioni del prossimo anno negli Stati Uniti, il tempo lavora contro l’Ucraina e la sua posizione massimalista.
Alla fine l’Ucraina, ridotta all’80% del suo territorio d’anteguerra, sarà indipendente e la sua indipendenza sarà garantita dalla NATO. La Russia, che ha subito un insuccesso nel 2022, sarà comunque riuscita a resistere quasi da sola allo shock contro la NATO (anche se sostenuta dalla Cina) e a recuperare la Crimea, controllare il Donbass e i territori contigui. Non ci sarà nessun vincitore che avrà schiacciato il perdente. Il prezzo pagato dall’Ucraina sarà stato enorme…