Opinions #14/24

Opinions #14 / 24

Le piroette di Macron e i balbettii di Scholtz dicono molto delle difficoltà dell’Europa di fronte alle crisi alle sue porte. Ma non dicono tutto. Dopo una breve stagione in cui hanno puntato a costruirne la “sovranità” – in campo diplomatico, militare, fiscale, tecnologico e sanitario – le leadership del vecchio continente sono tornate ad accettare il ruolo subordinato che ne hanno caratterizzato la storia dalla metà del Novecento. Con un’aggravante rispetto al recente passato: impegnate a seguire la direzione indicata da Washington ma anche costrette ad attendere l’esito della contesa elettorale tra Biden e Trump, incardinati su posizioni e strategie mai prima d’ora così contraddittorie in politica estera. Ma il resto del mondo non si ferma. Nel suo saggio sull’India di Modi l’ambasciatore Daniele Mancini illustra la profondità dell’evoluzione in atto nel paese più popoloso del mondo, una superpotenza fin qui silenziosa e blandita che ha intenzione di far pesare sempre di più la sua forza nei contesti internazionali. Una forza che Stati Uniti e Europa, quando ne avevano, non sono riusciti a esercitare per impedire o limitare il più atroce degli effetti coloniali nell’Africa equatoriale: il genocidio del Ruanda di cui Massimo Nava ricostruisce genesi e responsabilità, dirette e indirette.

 

Alessandro Cassieri

Editor in chief