Opinions #23/24

Opinions #23 / 24

L’opinione pubblica internazionale è frastornata da eventi e prospettive che danzano furiosamente all’orizzonte. In America la vicenda politica e giudiziaria di Donald Trump offre un quadro allarmante della spaccatura che sta caratterizzando il tessuto democratico degli Stati Uniti. Il tabù della delegittimazione preventiva della vittoria dell’avversario è stato infranto. I passaggi successivi possono essere tutti, nessuno escluso, vista la storia politica di quel paese. In Europa, intanto, le elezioni dell’8 e 9 giugno vengono generalmente vissute dai partiti come un utile sondaggio per stabilire i rapporti di forza interni ai singoli Stati. Meno interesse suscita l’esito complessivo, a livello comunitario, del risultato. Le istituzioni di Buxelles – Commissione, Consiglio, Parlamento – sono riuscite negli ultimi anni a ridurre drasticamente il coinvolgimento popolare. L’idea di un’Europa capace di modellare il proprio destino è durata pochissimo: in due anni, una crisi regionale divenuta guerra internazionale ha ricondotto il Vecchio continente allo stato di subalternità in cui si era cacciato con la Seconda guerra mondiale. Ora si paventa una Terza Guerra mondiale, magari a scartamento ridotto: ancora in Europa, per fronteggiare la Russia, compiacendo l’America e per tenere lontana la Cina. Con un sicuro perdente: l’Europa, appunto.
Mentre sulla sponda meridionale del Mediterraneo un bubbone incancrenito da quasi ottant’anni sta producendo misfatti inimmaginabili contro i civili palestinesi. Il dopo-guerra su cui si prova a ragionare è al centro dell’analisi di Alberto Negri, che valuta le reali possibilità di trovare un accordo sul governo di Gaza che passi per una intesa anche tra le fazioni palestinesi di Al Fatha e Hamas. Intorno a questo persistente focolaio mediorientale l’occidente europeo, ma non solo, ricama sulle sue paure. Che come nei secoli scorsi hanno buon gioco a concentrarsi sugli altri, sul diverso, sull’immigrato. Anche quando il sistema economico su cui fondiamo il nostro attuale benessere, ricorda nel suo excursus Donald Sassoon, ha disperatamente bisogno degli “altri” per mantenersi.

Senior correspondant

Alessandro Cassieri