Opinions #27/24

Opinions #27 / 24

Che il 2024 fosse un anno di molte e importanti contese elettorali si sapeva. Che ci sarebbe stata una concentrazione di votazioni nel giro di poche settimane all’inizio dell’estate, no. E tantomeno si poteva immaginare l’impatto clamoroso dei risultati, tutti concentrati in pochi giorni. Ci occuperemo più avanti dell’esito delle elezioni in India, le più partecipate della storia mondiale, con quasi un miliardo di elettori chiamati alle urne e con un risultato diverso, in parte, da quello atteso. E avremo modo di commentare la sfida in corso in Iran, tra conservatori e riformisti, dove il candidato progressista è in vantaggio dopo il primo turno rispetto a quello sostenuto dall’Ayatollah. Così come il nuovo autogol messo a segno in Inghilterra. Dove il partito conservatore al potere da lustri si è regalato il quinto tracollo consecutivo di un suo Primo ministro.
La forza delle cose ci obbliga a concentrarci sugli effetti, diretti e indiretti, delle elezioni europee e sulle novità che arrivano dalla campagna elettorale americana. La repentina decisione di Macron di portare la Francia alle urne con tre anni di anticipo, dopo la batosta nella corsa per l’euro-parlamento, sta vivendo ore drammatiche. Dal primo turno di domenica scorsa il presidente e il suo partito sono usciti malconci, ma non ancora distrutti. La destra radicale lepenista ha vinto come previsto ma non stravinto. Al ballottaggio del 7 luglio molte combinazioni sono ancora possibili: la maggioranza assoluta per Le Pen-Bardella-Ciotti, oppure un ricompattamento del “fronte repubblicano”, che ha sempre prevalso nei momenti chiave della Quinta Repubblica. Nell’analisi di Massimo Nava si sottolinea questa possibilità e al tempo stesso si traccia il profilo che un governo di destra radicale darebbe alla Francia, a livello interno e nei suoi rapporti internazionali. A pesare, saranno anche le differenti visioni sul sostegno all’Ucraina, che vedono un analogo scetticismo a destra e a sinistra. Pochi giorni e sapremo quale sarà la caratura del Macron post-elettorale, al quale non è scontato che buona parte della sinistra – uscita nel complesso rafforzata dal primo turno – voglia offrire una ciambella di salvataggio dopo sette anni di pessimi rapporti.
Questo francese è il primo effetto, sorprendente per immediatezza, del voto europeo dell’8 e 9 giugno. Un secondo è già alle viste in Germania, dove il medesimo risultato – avanzamento delle estreme, indebolimento della maggioranza – ha scosso la “coalizione semaforo” del cancelliere Scholz. A differenza di Macron, Scholz non ha chiesto le elezioni anticipate, che lo avrebbero portato a una sicura sconfitta. Ma a settembre si dovrà votare in importanti land, proprio quelli dove la destra di AfD e la sinistra di Sahra Wagenknecht sono dati dai sondaggi come i partiti più votati.
In America invece non c’è stato ancora il voto, ma è come se fosse già acquisito il risultato delle presidenziali. Dopo il primo dibattito televisivo del 27 giugno il partito democratico teme di non avere più un candidato certo per la Casa Bianca. La prestazione di Biden è stata disastrosa. I peggiori presentimenti sulla sua condizione fisica e mentale sono stati confermati: un uomo anziano, affaticato nei movimenti, incoerente nei ragionamenti. Un uomo che non ha più le risorse per poter governare per altri quattro anni. Il dramma, volutamente trascurato dall’inner circle del presidente, si è trasformato in panico, come racconta Andrew Spannaus, già durante i 90 minuti del faccia a faccia con Trump. Il tycoon sembra procedere adesso con il vento nelle vele, grazie anche alla decisione della Corte Suprema che gli ha riconosciuto una parziale immunità per i suoi atti da presidente in carica. A rendere meno luminoso l’orizzonte di ‘The Donald’ solo tre punti oscuri: in caso di ritiro di Biden quanto potrà essere più competitivo il nuovo candidato democratico? Che atteggiamento avrà nei suoi confronti il deep state? E poi: quel Robert Kennedy jr che Trump e Biden hanno fatto di tutto per tenere fuori dai dibattiti televisivi, e che dopo il primo faccia a faccia da cui è rimasto escluso risulta in crescita di consensi, a chi sottrarrà più voti nella fatidica giornata elettorale del 5 novembre?

Senior correspondant

Alessandro Cassieri