Opinions #28/24

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Doveva essere la mossa traumatica per uscire dall’instabilità politica. Al secondo anno del suo secondo mandato, con il secondo governo appeso a una maggioranza incerta e occasionale, Macron ha giocato in contropiede per bloccare l’avanzata della destra di Marine Le Pen, uscita vincitrice dalle elezioni europee di giugno. La scelta di andare al voto anticipato per le politiche ha puntato tutto sul “cordone sanitario” da imbastire intorno alla destra radicale. La chiamata alle armi del “fronte repubblicano” ha avuto l’effetto sperato dal presidente, ma solo a metà. Il Rassemblement National è stato ridimensionato dopo il primo turno del 30 giugno, che lo aveva visto trionfare. Il ricorso alla desistenza degli altri partiti, al ballottaggio del 7 luglio, ha consentito di sterilizzare buona parte dei dieci milioni di voti che il partito lepenista ha raccolto nelle urne: un record che ha fruttato, alla fine, solo 143 seggi, relegando RN al terzo posto nell’Assemblea Nazionale. Successo a metà, però, per il capo dell’Eliseo, perché il “fronte repubblicano” si è trasformato in formidabile trampolino di rilancio per la sinistra, riunita in un improvvisato quanto attraente Nuovo fronte popolare. Ciò che Macron, per definizione “Maestro del tempo”, non aveva previsto. Ritrovandosi adesso nella posizione di dover fare i conti con la componente più radicale della sinistra, quella che fa capo all’esperto leader Jean-Luc Melenchon, depositario del pacchetto di maggioranza dei seggi conquistati dal NFP, che ha già rivendicato per qualcuno dei suoi, se non per se stesso, l’investitura a Primo ministro, come prevede la consuetudine. Macron, che aveva annunciato per domenica sera, alla chiusura dei seggi, un discorso alla nazione, ha annullato l’impegno e adottato una tattica finora ignorata: il silenzio. Segno della diffcoltà del momento. Confermata anche dal gelo con cui Gabriel Attal, il giovane primo ministro, ha preso le distanze dalla decisione del presidente di convocare precipitosamemte le elezioni politiche dopo il tonfo alle europee. Attal, che ha immediatamente presentato le proprie dimissioni, ha dovuto ritirarle di fronte alla richiesta di Macron di rimanere al suo posto. Ci sono le Olimpiadi di Parigi tra poche settimane e una Francia già debilitata non può gestirle senza un governo in carica. Ma si tratta di una soluzione temporanea. Il presidente ha fatto sapere di aver bisogno di un po’ di tempo. Quello indispensabile per capire se ci sono voti in libera uscita dagli altri gruppi politici che potrebbero consentire la formazione di una maggioranza senza Melenchon e i suoi, da sette anni indicati dall’inquilino dell’Eliseo come “estremisti”, alla stregua dei lepenisti, sul fronte opposto.“Elezioni anticipate per scongiurare l’instabilità e il risultato è l’ingovernabilità” è stato il commento preoccupato di qualche alleato della prima ora di Macron. Nella sua analisi Pablo Iglesias tratteggia gli elementi chiave della sfida ad alto rischio del più giovane presidente della Quinta Repubblica, nel contesto di una generale tendenza favorevole alle forze della destra. Mentre un altro tipo di sinistra, dall’altra parte della Manica, è tornata a vincere, in maniera clamorosa. Ma i laburisti che tornano a governare la Gran Bretagna dopo 14 anni di esecutivi conservatori, che sinistra rappresentano? Per certi versi sorprendente è la risposta che ci offre Donald Sassoon.

Senior correspondant

Alessandro Cassieri