Opinions #45/23

Opinions #45 / 23

Dobbiamo avere il coraggio di “accettare tutta la verità” su quello che sta succedendo tra israeliani e palestinesi. Lo dice agli americani Barak Obama, dopo un mese di guerra. L’ex presidente, che durante i suoi otto anni alla Casa Bianca tentò con insistenza di portare a soluzione un problema che dura dal 1948, ha rotto il silenzio di fronte al disastro umanitario che si sta consumando a Gaza.
“Quello che ha fatto Hamas è stato orribile e non c’è alcuna giustificazione”, dice l’ex presidente a Chicago, in uno scambio con il personale del suo ex staff. Ma la riflessione non si ferma qui. “E’ anche vero che l’occupazione e quello che sta accadendo ai palestinesi sono cose insopportabili”.
Parole simili a quelle usate qualche giorno prima dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e che hanno scatenato la furibonda reazione del governo israeliano, arrivato a chiederne le dimissioni dopo averlo definito “immorale” per aver detto che “nessuna parte è al di sopra del diritto internazionale”.
Parole, quelle di Obama, in sintonia anche con quelle pronunciate la settimana scorsa da Papa Francesco al Tg1-Rai, la televisione italiana: “due popoli che devono vivere insieme, con quella soluzione saggia: due popoli, due Stati e Gerusalemme con uno status speciale”.
Obama oggi non ha una soluzione da suggerire. Le sue carte, per il riconoscimento della legittima aspirazione degli israeliani alla sicurezza e quella dei palestinesi a un loro Stato, le ha giocate quando era con i pieni poteri. Ma Benjamin Netanyahu fece saltare il tavolo.
Nessun accordo. E le scorie di quel contrasto hanno reso glaciali i rapporti tra i due. Testimone del fallimento fu Joe Biden. All’epoca vicepresidente di Obama, per due mandati. Da sempre Biden è considerato sensibile alla causa degli israeliani. Al punto che un senatore suo amico lo definì “l’unico cattolico ebreo”.
Da senatore, poi vicepresidente e poi ancora da presidente, Biden ha compiuto dieci visite di stato in Israele, avendo spesso a che fare Netanyahu, quasi sempre in carica come premier. Qualche marginale disaccordo, ma nulla in confronto alla tensione che si respirava tra Obama e ‘Bibi’.
Due settimane fa Peter Baker, che ha accompagnato Biden a Tel Aviv dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, citava sul New York Times una sua frase spesso ripetuta: “Non devi essere un ebreo per essere un sionista”.
Le vicende dei campi di concentramento e dell’olocausto, che da adolescente Biden apprese dal padre nei colloqui all’ora di cena, hanno segnato profondamente le convinzioni dell’attuale presidente. Meno interessato e meno empatico nei confronti del destino del popolo palestinese.
L’Antony Blinken che da Segretario di Stato fa la spola con Tel Aviv per limitare, per quanto possibile, la voglia di vendetta di Netanyhau, era già con Biden, da giovane, nel ruolo di assistente dell’allora senatore del Delaware. E Dennis Ross, l’ex negoziatore americano per Bush e Clinton al tavolo israelo-palestinese, ricorda di avere incontrato i due al King David Hotel di Gerusalemme durante la seconda Intifada, nel 2002, e di aver trovato Biden “molto coinvolto emotivamente”. Lo stesso Blinken ha riconosciuto di recente, in una intervista, che su quel tema per “altri Presidenti interviene una elaborazione politico-intellettuale” mentre per Biden “sembra qualcosa di viscerale”.
Che l’inquilino della Casa Bianca possa usare, adesso, le sue credenziali di amico di Israele per ottenerne il contenimento dell’azione militare, è un auspicio diffuso. Non solo tra i pochi palestinesi che vogliono crederci ma anche tra i molti israeliani che vogliono sperarlo. Stanchi dell’ “incendiario pompiere” Netanyahu e della deriva sempre più radicale dei suoi governi, arrivati a includere ministri come Amichai Eliyahu, capace di evocare il ricorso alla bomba atomica a Gaza per annientare Hamas. Rivelando in un colpo solo il grado di estremismo della destra religiosa al potere a Tel Aviv e l’esistenza, mai finora ammessa, dell’arma nucleare nelle mani dell’esercito israeliano.

Senior correspondant

Alessandro Cassieri