Un articolo di: Francesco Lovati

Il ruolo egemonico del dollaro come valuta di riserva globale è considerato come non più rappresentativo di un mondo multipolare

Il tema della de-dollarizzazione è sempre più al centro dei pensieri delle economie emergenti e alternative al blocco occidentale. Uno scenario che sembra essere considerato congruente con l’economia mondiale sempre più multipolare e sempre meno dipendente dai desiderata statunitensi. E la possibilità di varare una “valuta Brics” sarà uno dei temi caldi del summit che si terrà il prossimo agosto a Johannesburg tra i capi di Stato di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

La questione viene analizzata approfonditamente in questo articolo a firma Will Mcbain pubblicato su African Business.

Una valuta diversa dal dollaro per gli scambi tra i Brics e con le economie emergenti potrebbe rappresentare una vera e propria una svolta per accompagnare future politiche economiche mondiali dal carattere decisamene più multipolare. Il ruolo egemonico del dollaro come valuta di riserva globale è considerato come non più rappresentativo di un mondo multipolare, in cui la Cina sta emergendo in maniera decisa e guarda al primato statunitense, e non è più sincronizzato con l’economia reale. Il ruolo “monumentale” della valuta statunitense nell’economia globale supera di gran lunga il contributo degli Stati Uniti al commercio globale visto che è solo un decimo del totale mondiale. La metà delle transazioni avvengono invece in dollari statunitensi.

 

Per arrivare a una valuta comune bisognerebbe innanzitutto allineare le politiche e gli obiettivi economici degli stessi BRICS, nel frattempo il dollaro garantisce una certa stabilità

Per di più, in questo momento la politica di alti tassi di interesse della Fed rappresenta un grosso problema per le economie del sud del mondo perché tendono ad aumentare il valore relativo del dollaro sui mercati dei cambi aumentando di conseguenza il costo dei loro debiti.

Se una vera e propria valuta BRICS, idea lanciata dalla Russia e ripresa dal Sudafrica, può sembrare un’idea difficilmente realizzabile nel breve termine, varie iniziative potrebbero essere adottate, per esempio estendere il potere della New Development Bank (NDB), realizzare un’alternativa al sistema di pagamenti Swift, promuovere gli scambi bilaterali, sfruttare le riserve e la produzione di oro dei paesi BRICS o passare alle valute digitali.

Un processo non facile: per arrivare a una valuta comune bisognerebbe innanzitutto allineare le politiche e gli obiettivi economici degli stessi BRICS. Nel frattempo alcune azioni sono già realtà, come l’implementazione di scambi bilaterali aggirando il dollaro. Fattibile sì ma molto rischioso, perché se una delle due valute oscilla troppo, una parte perderà valore inesorabilmente mentre il dollaro garantisce una certa stabilità. Nonostante le sue imperfezioni intrinseche, il dollaro è da sempre rifugio per gli investimenti e si basa su un mercato vasto, relativamente sicuro e meno corrotto.

D’altra parte è innegabile che al mondo sviluppato e in continua contrazione demografica si contrappone un mondo in crescita, giovane e che vuole e può giocare un ruolo sempre più importante. Questo alla lunga dovrebbe andare a erodere l’attuale dominio del dollaro e rimodellare la narrativa economica.

Per questo l’appuntamento di agosto sarà  importante, al di là del fatto se potrà portare a cambiamenti nel breve o meno. L’Africa, completamente ignorata durante l’istituzione dell’ordine mondiale di Bretton Woods, ora sarà al centro della scena e con lei le altre potenze mondiali non allineate con gli Usa.

Giornalista

Francesco Lovati