Afghanistan: un’improvvisa alluvione fa centinaia di morti

Alluvioni, seguite da colate di fango e roccia, seppelliscono interi villaggi in Afghanistan

Almeno 311 persone sono morte in Afghanistan a causa di un’improvvisa alluvione che venerdì, 10 maggio, ha colpito la provincia di Baghlan, nel Nord del Paese. Secondo le dichiarazioni di Hedayatullah Hamdard, capo del dipartimento provinciale per la gestione dei disastri naturali, “a provocare le inondazioni sono state le fortissime e quanto improvvise piogge che hanno colto la gente di sorpresa, mentre i residenti erano impreparati all’improvviso flusso d’acqua”. Le autorità dell’Afghanistan non hanno escluso che il tragico bilancio possa ancora aumentare e di molto. Nella provincia, dove la pioggia torrenziale è continuata per tutta la notte tra venerdì e sabato è stato proclamato lo “stato di disastro naturale”.

Più di mille case sono state distrutte dalle piogge torrenziali, notevoli superfici di terreni agricoli sono state seriamente danneggiate, che minaccia problemi per il futuro raccolto e come conseguenza la fame di proporzioni preoccupanti. Le forti piogge hanno anche causato la morte di un numero ancora imprecisato di capi di bestiame, mentre il Governo dei talebani ha promesso di compensare le perdite. I talebani hanno dichiarato che i cambiamenti climatici, come la cattiva gestione delle infrastrutture da parte delle “potenze precedenti”, hanno contribuito ad aggravare la situazione della provincia alluvionata.

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite l’aumento delle alluvioni rappresenta una delle conseguenze del riscaldamento globale. I temporali sono sempre più forti e la quantità di acqua precipitabile aumenta in funzione della maggiore quantità di vapore presente nell’atmosfera per le temperature più elevate. In questi giorni le massicce inondazioni in Brasile hanno ucciso almeno 107 persone mentre altre 134 persone risultano disperse. Oltre l’85% del  territorio del Rio Grande do Sul è stato colpito dalle inondazioni,  con circa 68.000 persone costrette a vivere in rifugi adattati e più  di 327.000 che hanno lasciato le loro case.