COP28 a Dubai: al via il super vertice sul clima

Occhi del mondo sono puntati sulla COP28, la conferenza annuale sul clima delle Nazioni Uniti, che si apre oggi a Dubai. Non mancano i grandi assenti: il presidente americano Joe Biden, il capo di Stato cinese Xi Jinping e, per motivi di salute, Papa Francesco.

Si apre oggi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la COP28, conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici alla quale sono attesi i rappresentanti di oltre 200 Stati e Governi da tutto il mondo. Nel corso di circa due settimane di lavori – la conferenza durerà dal 30 di novembre al 12 di dicembre – i delegati discuteranno del come far fronte tutti insieme ai preoccupanti cambiamenti climatici. Questa volta al centro delle discussioni della 28-ma edizione della conferenza dell’ONU si troverà l’obiettivo di limitare a 1,5 gradi Centigradi il riscaldamento globale, come previsto dall’Accordo sul clima di Parigi (2015). Un altro tema molto complesso sarà l’eliminazione dei combustibili fossili, in primo luogo del carbone e del petrolio. Si nota che gli Emirati Arabi, il Paese-ospitante della conferenza, sono una delle 10 principali nazioni produttrici di petrolio al mondo. L’amministratore delegato della compagnia petrolifera statale, Sultan al-Jaber, sarà presidente dei colloqui per la COP28.

Dalla conferenza sono assenti il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il capo di Stato cinese, Xi Jinping, il presidente russo, Vladimir Putin. All’ultimo momento per motivi di salute, è stato annullato il viaggio a Dubai di Papa Francesco. Oltre alle delegazioni “ufficiali” governative, all’appuntamento sulla crisi climatica prenderanno parte anche i rappresentanti delle ONG ambientaliste, studiosi, gruppi di esperti, capitani di industrie nazionali e globali, rappresentanti del mondo religioso.

Uno degli obiettivi della conferenza annuale sarà l’analisi dei progressi nella lotta ai cambiamenti climatici. Lo slogan dell’appuntamento di quest’anno, come si legge sul sito Internet delle Nazioni Unite: “La COP28 degli Emirati Arabi Uniti rappresenterà un momento fondamentale in cui il mondo farà il punto sui progressi compiuti sull’accordo di Parigi”.

La conferenza di Dubai fa seguito a quella dell’anno scorso in Egitto, a Sharm el Sheikh, che ha raggiunto un accordo su “loss and damage”, ovvero su “perdite e danni” dovute ai cambiamenti climatici. Proprio alla vigilia della COP28 l’agenzia internazionale Standard & Poor’s ha reso pubblici i risultati di uno studio secondo cui “entro il 2050 il surriscaldamento globale potrebbe portare a una perdita di PIL globale pari al 4,4%”. Secondo gli esperti di S&P “questo effetto sistemico si verificherà se non si riuscirà a contenere il riscaldamento ben al di sotto dei 2 gradi Centigadi”.

In sostanza la COP28 dovrà definire i dettagli dell’accordo di Sharm el Sheikh per renderlo operativo garantendo risorse alle popolazioni e ai Paesi che stanno affrontando gli effetti più drammatici del global warming.

Infine al centro della conferenza di Dubai ci sarà il cosiddetto “global stocktake”, ovvero la verifica degli impegni presi dagli Stati-membri che firmarono gli Accordi di Parigi. Per il momento la situazione promette poco di buono: entro il 2100, se il mondo non corregge immediatamente la rotta di sviluppo, il riscaldamento globale arriverà a +3°, il doppio della soglia di sicurezza di 1,5°. Per molti esperti tra cui quelli dell’Environment Programme delle Nazioni Unite ormai non c’è nulla da fare. La lotta ai cambiamenti climatici è ampiamente considerata una battaglia persa. Il tempo sta per scadere ha ricordato il Segretario generale dell’ONU, António Guterres: “I leader non possono più rimandare le decisioni. La COP28 deve prepararci per un’azione drammatica sul clima – ora”.