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CORRIERE DELLA SERA: Blinken è tornato in Medio Oriente. Prima di volare oggi in Israele e in Giordania, ieri a Riad si è detto «speranzoso» che Hamas accetterà l’ultima proposta per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Il segretario di Stato americano ha definito «straordinariamente generosa» l’offerta, affermando che Hamas è al momento l’unico ostacolo all’accordo.
Gli Stati Uniti fanno pressione attraverso qatarini, turchi, sauditi, egiziani: alleati dell’America che hanno sostenuto o avversato Hamas, ma tutti dell’idea che la guerra debba finire al più presto poiché aumenta l’instabilità anche nei loro Paesi e nell’intera regione.
Nel frattempo, gli americani spingono su Israele.

AVVENIRE: Il molo temporaneo che le forze armate Usa stanno costruendo sulle coste di Gaza per aumentare la quantità di aiuti consegnati via mare dovrebbe costare circa 320 milioni di dollari.
Lo ha fatto sapere ieri il Pentagono, precisando che si tratta di una «stima approssimativa». I lavori per il molo, sorta di isola artificiale chiamata “Jlots” (Joint Logistics Over the Shore), sono iniziati venerdì scorso e i soldati americani contano di renderlo operativo entro l'inizio di maggio.

IL MESSAGGERO: Entro maggio diversi Paesi europei potrebbero riconoscere lo Stato di Palestina. Lo ha detto, senza troppi giri di parole, il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, a margine di una riunione speciale del World Economic Forum in corso a Riad, riferendo un pensiero che corre ormai da mesi tra Bruxelles e le capitali nazionali. La mossa di alcune cancellerie europee, capitanate da Spagna e Irlanda, era nell'aria, ma dopo le allusioni a un'iniziativa da intraprendere «quando i tempi saranno maturi», adesso c'è anche un'indicazione chiara del calendario, più ravvicinato delle attese. La presa di posizione non coinvolgerà direttamente l'Ue (e infatti Borrell si è ben guardato dal prendere impegni a nome dell'Unione), visto che secondo il diritto internazionale la decisione di riconoscere uno Stato non compete che ad altri Stati

IL GIORNALE: L’accordo ormai è fatto. E, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, dovrebbe essere ratificato oggi. Il G7 spegne le centrali a carbone o meglio si dà una data certa: il 2035. Meglio se prima. Entro quella data, i sette paesi più industrializzati diranno addio al combustibile fossile. Fra un bilaterale e l’altro, i ministri dell’energia delle economie più industrializzate del pianeta hanno faticosamente trovato la quadra e oggi rifiniranno i dettagli. Dietro le quinte, si registra la resistenza della Germania che negli anni scorsi, per liberarsi dal gas russo e per accontentare i partner di una maggioranza di governo frammentata, ha fatto una scelta non proprio all’avanguardia: ha fermato i reattori nucleari e ha spinto sul carbone.

CORRIERE DELLA SERA: Dieci anni di colpi di scena per ricascare sempre in piedi. Anche stavolta, «el rey» della resistenza, come lo hanno ribattezzato in patria, non molla: il socialista Pedro Sánchez, presidente del governo spagnolo al terzo mandato, dopo cinque giorni di «riflessione» e di suspence politica, ieri mattina ha reso noto il verdetto: «Ho deciso di proseguire, se possibile con più forza di prima». Il primo sondaggio (pubblicato da Cis, vicino alla sinistra) gli dà ragione: il Psoe sorpassa per la prima volta da mesi il Partito popolare nelle intenzioni di voto con 9,4 punti di vantaggio. Era dunque l’ennesima tattica del Machiavelli di Spagna? O il premier più resiliente di sempre stavolta era davvero provato, dopo l’apertura dell’inchiesta giudiziaria preliminare contro la moglie Begoña Gómez, accusata di corruzione e traffico di influenze da un sindacato di estrema destra?

IL MESSAGGERO: Via alla prima visita in Europa di Xi Jinping dai tempi della pandemia. Sempre rinviata, la tournée che porterà il presidente cinese e la consorte Peng Liyuan in Francia - poi in Serbia e Ungheria - comincerà la settimana prossima con la visita di stato in Francia. Al suo arrivo, lunedì, Xi e signora saranno ricevuti con tutti gli onori all'Eliseo da Emmanuel e Brigitte Macron, con cena di stato nei saloni del palazzo presidenziale. All'incontro dell'Eliseo, come un anno fa in Cina, sarà invitata anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per un tavolo trilaterale. «I colloqui - ha fatto trapelare la presidenza francese - riguarderanno le crisi internazionali, in primo piano quelle della guerra in Ucraina e la situazione in Medio Oriente, le questioni commerciali, le cooperazioni scientifiche, culturali e sportive, e le nostre azioni comuni di fronte ai temi globali, in particolare l'emergenza climatica, la protezione della biodiversità e la situazione finanziaria dei Paesi più vulnerabili».

DOMANI: Elon Musk ha ottenuto dal premier cinese Li Qiang il via libera per introdurre sul mercato cinese il sistema di guida autonoma diretta (Full self driving). I dati che Tesla utilizzerà sono sensibili perché riguardano la mappatura del territorio. Pechino ha incluso Tesla nell’elenco dei costruttori autorizzati, l’azienda lavorerà insieme a Baidu. Sul mercato cinese Tesla occupa il 6,7 per cento, per l’industria è il secondo mercato dopo quello americano.

IL SOLE 24 ORE: Le quotazioni del rame stavano già correndo prima che Bhp si lanciasse alla conquista di Anglo American. Ma l’offerta (ancora informale) da 39 miliardi di dollari ha gettato benzina sul fuoco. Il metallo rosso è così riuscito a sfondare la soglia critica dei 10mila dollari per tonnellata al London Metal Exchange, ai massimi dal 2022: il picco di ieri, a 10.178 dollari, rimette nel radar il record storico di 10.845 dollari per tonnellata, che risale a marzo di due anni fa e segna un rialzo di circa il 20% dall’inizio di quest’anno.
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