Sorprendente l’impatto moderato sui prezzi del petrolio dell’attacco iraniano

BCE continuerà a monitorare “con grande attenzione” l’andamento dei prezzi del petrolio

Christine Lagarde

A quattro giorni dal massiccio attacco dell’Iran contro il territorio dello Stato ebraico, e soprattutto in attesa di una “risposta” di Israele, i prezzi del petrolio hanno reagito poco o niente. Anzi, le quotazioni hanno fatto il dietrofront e sono andati giù per alcuni giorni di seguito. Durante la giornata del mercoledì 17 aprile è stata registrata tutta una serie di scivoloni: nel pomeriggio le quotazioni delle futures con la consegna in giugno del petrolio di riferimento Brent hanno lasciato sul terreno l’1,53%, scendendo a quota 88,64 dollari al barile. Anche il WTI Crude texano perdeva l’1,43% mentre i contratti di maggio 2024 sono venivano quotati 84,19 dollari al barile.

Secondo gli analisti, i prezzi del petrolio greggio sia Brent che WTI Crude sono riusciti a evitare ampi rialzi dopo la risposta iraniana a Israele, e queste ultime ore stanno arretrando oltre le soglie di supporto, rispettivamente fissate a 90 e a 85 dollari , evidentemente spinti da un retracement, che potrebbe proseguire ancora fino ai target price stimati dai trader a quote di 88 e di 83,5 dollari al barile.

Anche la Banca centrale europea (BCE) segue molto attentamente la situazione dei mercati petroliferi e continuerà a monitorare “con grande attenzione” l’andamento dei prezzi del petrolio, alla luce dei possibili impatti negativi derivanti dalle tensioni e dai conflitti in Medio Oriente. Comer ha dichiarato il presidente della BCE, Christine Lagarde, in una intervista all’emittente statunitense “CNBC” a margine delle riunioni primaverili del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca mondiale, a Washington, “per il momento, la reazione dei prezzi all’attacco sferrato dall’Iran contro Israele nel fine settimana è stata piuttosto moderata”.