Summit Sco: de-dollarizzazione e resistenza comune alle minacce

Si è svolto il 4 luglio scorso in India in formato virtuale il summit annuale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Secondo le indiscrezioni che hanno trapelato da New Delhi, la possibilità di un vertice “in presenza” è stata cancellata all’ultimo momento dal premier, Narendra Modi, permettendo all’India di non dover accogliere rivali strategici (Cina e Pakistan) e figure politiche la cui presenza sul suolo indiano minaccerebbe un nuovo inasprimento dei rapporti tra l’India e gli Stati Uniti.
La Sco, costituita nel 2001 dalla Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, con la successiva adesione dell’Uzbekistan, attualmente è composta di nove Paesi-membri, dopo l’ingresso dell’India e del Pakistan nel 2017 e dell’Iran, ammesso proprio ieri come membro a pieno titolo all’Organizzazione eurasiatica.
Al centro dell’agenda del summit si sono trovati gli interventi del presidente cinese, Xi Jinping, e del leader russo, Vladimir Putin, che ha parlato per la prima volta a un grande evento internazionale dopo il tentato colpo di Stato del Gruppo Wagner. Putin ha ringraziato i partner dell’Organizzazione di Shanghai per il “sostegno alle azioni della leadership russa per proteggere l’ordine costituzionale e la vita e la sicurezza dei cittadini”. In questo contesto Putin ha proposto di rafforzare il ruolo del Centro anti-terroristico della Sco “per contrastare non solo il terrorismo ma tutte le minacce regionali”.
Il leader russo ha sottolineato la crescente importanza del ruolo, svolto nel mondo d’oggi dall’Organizzazione, sia sul fronte economico sia su quello politico. Il leader russo ha ricordato che “oltre l’80% degli scambi commerciali tra Cina e Russia avviene in rubli e yuan» e ha invitato gli altri Paesi a seguire l’esempio per abbandonare il dollaro. Il presidente russo ha condannato ancora una volta la politica occidentale delle “sanzioni, pressioni e provocazioni” che non riusciranno mai a mettere in ginocchio la Russia, che nonostante tutto “continua a svilupparsi come mai prima”.
La critica di Mosca alle sanzioni occidentali è stata ampiamente condivisa dalla Cina, che ha appena annullato la visita a Pechino dell’Alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell.
Nel suo discorso il presidente cinese, Xi Jinping, ha messo in evidenza con un richiamo implicito agli Stati Uniti l’opposizione della Cina al “protezionismo e alle sanzioni unilaterali”.
“Tutti insieme dobbiamo opporre resistenza alla costruzione di muri e barriere, al disaccoppiamento (de-coupling, la separazione, N.d.R.) delle economie. Dobbiamo rompere queste catene e sforzarci di portare i benefici al mondointero”, ha detto il presidente Xi nel suo discorso, sempre prendendo di mira le pratiche messe in atto dall’Occidente con a capo gli Usa. Secondo il leader cinese “i Paesi della Sco devono seguire la direzione corretta della solidarietà e della fiducia reciproca”.
Infine Xi Jinping ha promosso l’iniziativa Belt and Road, un maxi piano di sviluppo infrastrutturale euro-asiatico, lanciato ancora nel 2013, e noto anche come Via della Seta, a cui hanno aderito diversi Paesi della Grande Eurasia.