UE critica la Cina per la sua posizione sul conflitto in Ucraina

Dopo le parole del commissario europeo, Valdis Dombrovskis, che ha detto di vedere “i rischi per la Cina in termini di reputazione”, sarà molto difficile, impossibile quasi, rilanciare il dialogo economico-commerciale tra Bruxelles e Pechino. Intanto negli Stati Uniti accelera la corsa alla Casa Bianca e il candidato repubblicano Ron DeSantis dice di “no” all’Ucraina nella NATO

Il tema spinoso della politica cinese nei confronti del conflitto armato in Ucraina torna puntualmente all’ordine del giorno delle polemiche tra l’Unione Europea e i vertici di Pechino. Questa volta a denunciare il rifiuto cinese di “condannare” la Russia è stato il commissario europeo al Commercio, Valdis Dombrovskis, che in un intervento, pronunciato di fronte agli studenti dell’università Tsinghua di Pechino, ha detto che questo tipo di atteggiamento “nuoce seriamente all’immagine del Paese, non solo nei confronti dei consumatori europei, ma anche nei confronti delle imprese”.
Le relazioni UE-Cina rischiano di diventare una guerra commerciale permanente. La UE vuole “ridurre i rischi” legati alla crescente dipendenza economica europea dalla Cina e non vuole più condividere con le aziende cinese le proprie tecnologie avanzate.
Lunedì 25 settembre Dombrovskis, che si trova in Cina a capo di una delegazione dei funzionari europei con lo scopo di rilanciare le relazioni economiche e commerciali, presiederà con il vicepremier cinese He Lifeng, la 10-a edizione del “Dialogo bilaterale” tra Bruxelles e Pechino.
Ma il “dialogo” dovrà svolgersi sullo sfondo cupo di un nuovo “conflitto commerciale”: la Commissione europea ha avviato un’indagine antidumping contro le importazioni di auto elettriche cinesi e ha già minacciato di imporre tariffe proibitive. Bruxelles non riesce a ridurre lo squilibrio commerciale a favore della Cina: l’anno scorso gli interscambi hanno totalizzato i 847 miliardi di dollari, mentre il surplus della Cina ha raggiunto quota 427 miliardi.
Intanto il tema dell’Ucraina come Paese-candidato alla membership nelle organizzazioni internazionali si è trovato al centro della campagna elettorale per la prossima presidenza degli Stati Uniti. Mentre il presidente, Joe Biden, perde rapidamente terreno sull’economia, sui migranti, sulla sua età avanzata e anche sull’Ucraina, il “numero due” – dopo Donald Trump – nella lista dei candidati repubblicani, il governatore della Florida, Ron DeSantis, si è detto nettamente contrario all’adesione dell’Ucraina alla NATO, affermando di non ritenere che sia nell’interesse della sicurezza americana. Nel podcast del Glenn Beck Program (Bloomberg) DeSantis ha dichiarato: “Non penso che l’adesione dell’Ucraina alla Nato sia nel nostro interesse. Ciò aggiungerebbe più obblighi per noi, quindi se aggiungi più obblighi, allora quali sono i benefici che ne otterremo?”.
Negli ultimi sondaggi d’opinione gli elettori hanno contestato a Biden “aiuti esagerati” all’Ucraina, che in un anno e mezzo è “venuta a costare” ai contribuenti americani più di 110 miliardi di dollari.
E il repubblicano DeSantis ha aggiunto che gli Stati Uniti non dovrebbero dare un «assegno in bianco» all’Ucraina in termini di finanziamenti per la guerra.