Germania in crisi dal ‘buon governo’ al ‘bel governo’

La coalizione tricolore guidata dal cancelliere Scholz in difficoltà. Cresce il debito. Monito della Corte costituzionale. Calo nei sondaggi. Mentre avanzano le opposizioni di sinistra e di destra

Quando penso alla politica tedesca non riesco a non pensare a Siena. Ora che in Europa ci troviamo in uno stato, come si dice oggi, di policrisi, ovvero in condizioni di crisi multipla e a lungo termine. Dal punto di vista politico, economico, culturale, religioso, per non parlare delle nuove difficoltà ed esigenze della vita quotidiana. Questo in paesi come la Germania e l’Italia, per non parlare delle guerre in altre regioni. Quindi: Siena in Toscana, o più precisamente il Palazzo Pubblico, forse il municipio più rappresentativo d’Europa. Primo piano, con magnifici e famosi affreschi del XIV secolo di Ambrogio Lorenzetti. Mi piacciono in particolare i temi come “Il buon governo”, “I frutti del buon governo in città e in campagna” e, all’opposto, “I frutti del cattivo governo”.

Sono immagini impressionanti! Capolavori non solo d’arte, ma soprattutto di intuizione politica. Non per le bellissime allegorie delle virtù nella “Sala della Pace” e delle loro benedizioni di prosperità in città e in campagna. Ma per i vizi della politica del Cattivo Governo, vale a dire tirannia, crudeltà, inganno, frode, fanatismo, discordia, tradimento, ingiustizia, avidità, arroganza, ambizione. L’artista ha riconosciuto tutto questo nei malvagi del governo, e da essi nascono assassini, ladri, saccheggiatori di case e devastatori di terre. Così era, così è.

Non ci si dovrebbe soffermare a lungo sul pittore taumaturgo del tardo Medioevo se, sempre più spesso e ad alta voce, non si ponesse oggi in Germania la domanda: siamo davvero ben governati? In un popolare programma televisivo, un famoso intrattenitore risponde con calma davanti a 12 milioni di telespettatori: “In Svizzera tutto va a rotoli da solo, ma qui lo garantisce la politica”. Non è questione di destra o sinistra. La questione non è se i temi comunemente discussi in Germania – migrazione, clima, energia, salute, sicurezza sociale, bilanci pubblici, economia, inflazione, ecc. – richiedano più buon senso, moderazione o furore cieco. La questione non è se continuare a sostenere i Partiti al potere, cioè i Partiti eletti, o aderire alle opinioni dell’opposizione. In sostanza: crescono i dubbi che la Germania sia ben governata.

Tra le conseguenze negative per i cittadini, e contro l’alleanza tripartitica, hanno un impatto particolarmente forte le politiche energetiche sbagliate. La Cancelliera Merkel è stata presa dal panico dopo il disastro di Fukushima nel marzo 2011, abbandonando la comprovata tecnologia tedesca delle centrali nucleari e continuando a privilegiare la Russia come fornitore preferito di energia. E l’ostinazione dei “verdi” si è finalizzata nell’aprile 2023 con la chiusura delle ultime tre centrali nucleari. Ciò ha gettato le finanze pubbliche tedesche in un tale caos, e messo i cittadini contro il governo, che la Corte Costituzionale tedesca ha ora posto il veto: il caos nella politica fiscale non era dovuto allo “stato di emergenza” ma al malgoverno. Adesso la situazione si fa pericolosamente incandescente. Questo ci porta agli “effetti” di Lorenzetti, gli effetti collaterali. È sempre più chiaro se abbiamo a che fare con governi buoni o cattivi, con politici responsabili o ostinati. Non sono le loro parole che contano, non i loro ideali altisonanti e le loro visioni irrealistiche, né le spiegazioni sfacciate o ipocritamente distorte degli evidenti problemi della Repubblica tedesca, dei buchi miliardari nei bilanci principali, intermedi e locali. Ora sembra che la conclusione di chi è al potere a livello federale, statale e locale sia questa: quanto peggiore è la situazione, “o dipinta come tale”, tanto più denaro (dei contribuenti) i politici possono spendere.

È questa la massima? Sì, i politici della coalizione “semaforo” al governo – i socialdemocratici “rossi” (SPD) sotto il Cancelliere Olaf Scholz, i “verdi” sotto il vice-cancelliere (e ministro dell’Economia) Robert Habeck e il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, nonché i Liberi Democratici “gialli”, guidati dal ministro delle Finanze Christian Lindner, oltre ai ministri di questi tre partiti – fanno a gara per chiedere sempre più miliardi per i virtuosi investimenti del futuro.

Politici in carica da anni dichiarano lo “stato di emergenza” o “emergenza” come per annunciare una vittoria. Utile soprattutto per non dover rispettare il “freno all’indebitamento” imposto dalla Costituzione: che è per alcuni la parola del diavolo, per altri l’ultima ancora di salvezza prima della bancarotta nazionale. Come si è arrivati a questo in Germania? Il fatto è che la coalizione tripartita di socialdemocratici, verdi e liberali è a terra dopo soli due anni di governo. Sembra che per un numero sempre maggiore di cittadini tedeschi i 16 anni di cancellierato di Angela Merkel (dal 2005 al 2021) – nonostante tutti gli elogi che le sono stati rivolti durante il suo mandato – non abbiano prodotto il meglio, né per la Germania né per l’Europa. Merkel è riuscita a tenere insieme le mutevoli coalizioni (da CDU/CSU-FDP a CDU/CSU-SPD) sul piano interno, e anche a guidare l’Unione europea attraverso molte crisi. Questo può essere lodevole. Ma gli “effetti” delle decisioni, ormai evidenti, pesano sempre di più. Le tensioni all’interno dell’UE su questioni di politica finanziaria tra Nord e Sud rimangono tuttora irrisolte, rendendo più difficile la loro eliminazione. Nella crisi migratoria, ad esempio, cioè l’afflusso di centinaia di migliaia di persone in Europa, la Cancelliera Merkel, ha spiegato che non voleva fare “brutte figure”. In altre parole: perseguire politiche belle anziché buone.

Questo è stato un filo conduttore della politica interna ed estera tedesca dal 2005. Il senso morale del benessere e dell’euforia dei tedeschi doveva essere servito. Lo Stato voleva proteggere i suoi cittadini da tutti i pericoli, che fossero virus, cambiamenti climatici o il pericoloso e ormai vietato nucleare, e da qualsiasi ingiustizia o possibile discriminazione.

Ora finisce in uno stato di emergenza perché una bella politica da parte di tutti i ministri sembrava più importante per (quasi) tutti.

A Siena, per inciso, gli affreschi degli “Effetti del Malgoverno” sono piuttosto danneggiati. Forse come avvertimento.

Giornalista, scrittore, già corrispondente da Roma della FAZ

Heinz-Joachim Fischer