Dopo i soldati francesi anche il contingente militare degli Stati Uniti sta lasciando il Paese africano
Un gruppo di consiglieri militari russi, arrivati in Niger sull’invito del Governo provvisorio guidato dal generale, Abdourahamane Tchiani, è entrato in una base militare degli Stati Uniti subito dopo la decisione del Pentagono di ritirare il contingente militare da questo Paese dell’Africa Occidentale. Il 17 marzo le autorità militari che governano il Niger dopo il colpo di Stato del luglio 2023, ha annunciato la fine “con effetto immediato” degli accordi che permettevano agli Stati Uniti di impiegare personale militare e civile nel Paese. L’espulsione degli americani segue un’analoga azione nei confronti della Francia che era stata costretta a ritirare dal Paese circa 1.500 soldati francesi.
Attualmente in Niger sono ancora presenti circa 650 soldati a stelle e strisce. Come ha detto all’agenzia di stampa Reuters un ufficiale della Difesa statunitense, che ha parlato con i giornalisti in condizioni di anonimato “la base in questione è una base aerea, la 101, vicino all’aeroporto internazionale Diori Hamani di Niamey, la capitale del Niger”. I militari russi hanno occupato un hangar separato, rispetto a quello in cui ci sono ancora i soldati statunitensi, e a cui non hanno ancora avuto accesso. Il funzionario americano ha definito la situazione “gestibile”, sottolineando che al momento “non sono in corso scontri e che la situazione è sotto controllo”. Anche il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, nel suo commento dell’episodio ne ha minimizzato i rischi: “Non vedo un problema significativo per quanto riguarda la protezione delle nostre forze armate”, ha detto il capo del Pentagono.
Dopo il colpo di Stato, caratterizzato fin da subito da forti sentimenti anti-occidentali e filorussi, il Governo provvisorio del Niger ha chiesto il ritiro dei soldati francesi e statunitensi. La Casa Bianca dopo lunghe trattative ha infine acconsentito a ritirare le proprie forze militari. Nell’ultimo anno militari nigerini si sono avvicinati alla Russia, a cui si sono rivolti per un sostegno economico e militare. Il Cremlino sta inviando in Niger, e nei Paesi vicini – il Mali e la Burkina Faso – aiuti umanitari come grano e fertilizzanti.