Sono state rase al suolo circa 200 case. I soccorsi sono ostacolati da un conflitto tra le tribù
È la corsa contro il tempo in Papua Nuova Guinea dove un disastro naturale senza precedenti ha raso al suolo alcuni villaggi. Il più colpito è stato il centro abitato di Maip Muritaka dove una frana enorme ha completamente sepolto nella notte tra il venerdì 24 e il sabato 25 maggio, circa 200 case, provocando centinaia di morti. L’ultima stima delle vittime, fornita da Serhan Aktoprak, capo della missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, parla di più di 670 persone decedute, mentre le autorità locali affermano che il tragico bilancio sarà destinato a salire.
I soccorritori, di cui la maggior parte sono volontari provenienti da villaggi circostanti, scavano a mani nude, nella speranza di ritrovare ancora vivi gli abitanti del villaggio di Maip Muritaka, mentre il Governo dell’isola del Pacifico meridionale sta valutando se richiedere ufficialmente un maggiore sostegno internazionale. Gli Stati Uniti e l’Australia, il Paese più vicino e il più generoso fornitore di aiuti umanitari alla Papua Nuova Guinea, hanno dichiarato di essere pronti a fare di più per aiutare i soccorritori, che sperano poco o niente di trovare sopravvisuti sottoterra. Come ha dichiarato Aktoprak “uno strato di terra, sassi e fango alto 6-8 metri”, ha sepolto centinaia di case contadine, alcune strutture mediche locali, diverse piccole attività commerciali, una guest house, una scuola e una stazione di servizio. “Lavorare tra i detriti è molto pericoloso e il terreno sta ancora scivolando”, ha detto il rappresentante dell’ONU.
Le autorità governative stanno cercando di allestire centri di assistenza medica e di evacuazione su terreni più sicuri su entrambi i lati dell’enorme striscia di detriti. I lavori di soccorso sono ostacolati da una guerra tribale, in corso negli altopiani della Papua Nuova Guinea, una nazione diversificata, in via di sviluppo, con 800 lingue e 10 milioni di abitanti che sono per lo più agricoltori di sussistenza.