Svizzera: senza il nucleare la transizione energetica sarà un fallimento

Secondo uno studio del Politecnico federale di Losanna solare ed eolico non basteranno per garantire la sicurezza energetica

Andreas Züttel

Le turbine eoliche e i pannelli fotovoltaici sono dei giocattoli carini, ma da soli “non saranno per nulla sufficienti per la transizione energetica”. Secondo uno studio del Politecnico federale di Losanna, presentato domenica 5 maggio sulle pagine del “Sonntags Zeitung”, il supplemento domenicale del quotidiano svizzero  “Tages Anzeiger”, entro il 2050 in Svizzera saranno necessarie otto nuove grandi centrali elettriche, ciascuna delle quali dovrà essere equivalente a un impianto nucleare”. Vale a dire che la transizione energetica non sarà possibile senza il ripristino della fiducia nell’energia nucleare. In questo contesto non può non preoccupare il futuro economico della Germania, che aveva chiuso tutte le sue centrali nucleari e ora si sta sprofondando in una recessione senza precedenti.

“Se vogliamo avere un approvvigionamento energetico sicuro in Svizzera nel 2050 avremo bisogno di molto di più di quanto la maggior parte dei politici e delle autorità suppongano oggi”, ha dichiarato in un’intervista, Andreas Züttel (nella foto), professore di chimica fisica del Politecnico federale di Losanna e uno degli autori del rapporto sensazionale, che ha capovolto la visione generalmente diffusa dell’energia “verde” e della transizione energetica.

La conclusione a cui sono arrivati i ricercatori in Svizzera, ma che vale per tutti i Paesi europei e anche per il mondo intero, parla chiaro: “Seppur importanti nella transizione energetica, i pannelli solari e gli impianti eolici da soli non basteranno per elettrificare il trasporto su strada e sostituire i sistemi di riscaldamento a nafta con pompe di calore”. Stando alla ricerca, una volta eliminate le vecchie centrali nucleari saranno necessarie almeno otto grandi centrali elettriche, oltre agli impianti idroelettrici esistenti, per fornire la cosiddetta ‘energia di banda’, cioè la corrente che fluisce in modo continuo e non solo quando splende il sole o soffia il vento.

Secondo gli autori del rapporto la “domanda futura di elettricità sarà decisamente superiore a quella delle stime che circolano in questi mesi”, mentre  la “domanda futura di stoccaggio dell’elettricità viene in continuazione sottovalutata dalle autorità e in particolare dalla lobby del solare”. E non sono di certo mancate le affermazioni imbarazzanti dal punto di vista dei propagandisti oltranzisti dei rinnovabili: “L’olio da riscaldamento e la benzina possono essere immagazzinati quasi all’infinito – ha spiegato Andreas Züttel – e i combustibili fossili sono quindi sempre disponibili esattamente quando ne abbiamo bisogno”.

I ricercatori svizzeri hanno comunque offerto un ramoscello d’ulivo ai “verdi” proponendo diverse soluzioni “combinate” per non rimanere “a bocca asciutta” durante la transizione energetica. Ci sono “sette diverse tecnologie che potrebbero essere prese in considerazione per le centrali”: impianti alimentati a idrogeno, nuove centrali nucleari, nuovi fonti idroelettriche e altro ancora. È anche possibile combinare diverse tecnologie in un’unica centrale elettrica: ad esempio diversi impianti solari potrebbero essere combinati con un nuovo bacino idroelettrico per formare una centrale elettrica, in modo che le turbine possano fornire elettricità quando le nuvole bloccano il sole. Per essere più precisi possibile gli autori dello studio hanno infine “confrontato i costi delle varie centrali”, includendo nei loro calcoli i costi di investimento per la costruzione e gli oneri operativi e di smantellamento, e sono giunti a una conclusione che la “SonntasgZeitung” ha giudicato “sorprendente”: le più economiche sarebbero le centrali nucleari in grado di fornire l’energia di “banda” a costi molto, ma molto contenuti.