FMI: le tensioni geopolitiche hanno diviso l’economia mondiale in tre blocchi

Il vicedirettore del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath, ha auspicato la ripresa del dialogo tra i Paesi-rivali, per fermare i pericolosi processi che minacciano l'economia globale

Gita Gopinath

L’economia globale si è divisa in tre principali blocchi, che ruotano intorno agli Stati Uniti, la Cina mentre il terzo consiste di Paese non allineati. Lo ha dichiarato durante una conferenza allo Stanford Institute for Economic Policy Research (SIEPR), Gita Gopinath, primo vicedirettore del Fondo monetario internazionale (FMI).

“Dopo anni di shock – tra cui la pandemia COVID-19 e la guerra tra la Russia e l’Ucraina – i Paesi stanno riconsiderando i loro partner commerciali sulla base di nuove preoccupazioni economiche e di sicurezza nazionale. Anche i flussi di investimenti diretti esteri vengono riorientati secondo i nuovi trend geopolitici. Alcuni Paesi stanno rivalutando la loro forte dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali e nelle riserve”, ha detto Gopinath nel suo discorso.

“La frammentazione dell’economia globale aumenta di anno in anno. Si contrae il commercio tra la Cina e gli Stati Uniti. Negli ultimi sei anni a causa dei contenziosi commerciali, la quota della Cina nelle importazioni statunitensi è diminuita dell’8% mentre quella degli USA nell’import cinese è scesa del 4 per cento”, ha detto Gopinath, ricordando anche il gli scambi commerciali tra la Russia e l’Occidente sono “proprio crollati” in seguito all’operazione militare russa in Ucraina e le sanzioni contro Mosca.

Inoltre la frammentazione del commercio è molto più costosa per l’economia globale nel 21° secolo che durante la Guerra Fredda. All’epoca, il commercio di beni rappresentava solo il 16% del PIL globale, una percentuale che oggi è balzata a circa il 45%, secondo Gopinath.

Occorre ripristinare il ruolo dell’Organizzazione mondiale del commercio

Nel suo discorso allo Stanford Institute, Gopinath ha anche ricordato che, all’epoca, il movimento predominante nel mondo era quello di eliminare le restrizioni commerciali: “Ora ci troviamo in un contesto di crescente protezionismo”, ha detto l’economista dell’FMI. Per il momento la situazione non è proprio drammatica del momento che alcuni Paesi neutrali – im primo luogo il Messico e il Vietnam – stanno svolgendo l’importante ruolo di “collegamento” tra gli Stati Uniti e la Cina, cosa che non accadeva quando il principale oppositore dell’America era l’Unione Sovietica. “Queste Nazioni hanno ora una maggiore influenza diplomatica e possono mitigare alcune delle perdite, causate dalle divisioni e dalla frammentazione”, ha detto Gopinath, secondo cui la frammentazione globale potrebbe ridurre l’effetto positivo dalla specializzazione, oltre a limitare la competitività. “Meno scambi commerciali significherebbe anche meno diffusione della conoscenza, che è uno dei benefici chiave dell’integrazione”, ha detto Gopinath, puntando il dito accusatore sulla Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Gopinath ha dichiarato che la frammentazione minaccia diversi rischi finanziari, tra cui una maggiore volatilità dei mercati, una maggiore vulnerabilità agli shock e la difficoltà per un mondo separato di condividere i rischi. “In uno scenario moderato, con bassi costi di aggiustamento, le perdite potrebbero essere pari allo 0,2% del PIL globale, mentre in uno scenario estremo di frammentazione del commercio con limitata capacità di aggiustamento delle economie, le perdite potrebbero raggiungere addirittura il 7% del PIL globale”, ha detto il vicedirettore dell’FMI.

In questo contesto Gopinath, ha invitato la comunità internazionale a lavorare per “rafforzare il sistema multilaterale e multipolare, al fine di mitigare la frammentazione del commercio globale”. Questo processo, paralizzato dal 2019, richiede la messa in funzione del meccanismo di risoluzione delle controversie dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

Dal punto di vista di Gopinath, i Paesi del mondo devono cercare di perfezionare i rispettivi sistemi della gestione dei sussidi e delle restrizioni commerciali, dettate apparentemente dalla sicurezza nazionale, nonché sviluppare gli standard per l’uso appropriato delle politiche industriali. Il vicedirettore del Fondo ha tuttavia, riconosciuto che si tratta di “misure complesse”. In primo luogo è necessario compiere alcuni passi pragmatici, tra cui il “ripristino dei canali di comunicazione” tra i Paesi rivali. “La ripresa del dialogo costruttivo tra gli Stati Uniti e la Cina può aiutare a prevenire il concretizzarsi dello scenario peggiore”, ha detto, aggiungendo che “le Nazioni del mondo devono trovare aree in cui nonostante le tensioni possono ancora lavorare insieme, dal lotta contro i cambiamenti climatici alla regolamentazione del commercio digitale”.