La nuova pubblicità di Apple tra polemiche e critiche

Lo spot pubblicitario del titolo "Crush!" che ha accompagnato la presentazione del nuovo iPad Pro non è piaciuto a molti

Martedì, 7 maggio, il CEO di Apple, Tim Cook, ha presentato una nuova versione del suo famoso tablet iPad Pro, molto più sottile e molto più potente. Lo spessore del nuovo iPad è davvero impressionante: soli 5,1 millimetri.

Il lancio del nuovo gioiello elettronico è stato accompagnato da uno spot pubblicitario, che ha suscitato forti polemiche tra l’opinione pubblica di tutto il mondo. C’è chi ha definito il video “disturbante” e addirittura “offensivo”.

Lo spot mostra una gigantesca pressa che comprime e distrugge oggetti d’arte, strumenti musicali, barattoli di vernice, libri, televisori, giochi elettronici e molti altri “prodotti culturali”, che si compattano per trasformarsi infine in nuovo iPad Pro.

Come hanno spiegato in un comunicato i rappresentanti di Apple Corp. l’idea della pubblicità era quella di “trasmettere il concetto della compattezza” del nuovo tablet e al tempo stesso delle molte cose che si possono fare utilizzandolo, dal comporre musica al disegnare passando per la lettura dei libri. La spiegazione non ha fermato le critiche: il fatto che nel video vengono mostrati in grande dettaglio gli effetti distruttivi della pressa in movimento inarrestabile ha comunicato a molti un concetto diverso: la distruzione degli oggetti legati in un modo o nell’altro alla cultura umana.

La polemica sui social ha coinvolto molti nomi celebri. L’attore britannico, Hugh Grant, ha definito il video una “distruzione dell’esperienza umana”. C’è chi ha scritto che dopo aver visto la pubblicità, Apple, una delle società più ricche e potenti al mondo, viene percepita come un’effettiva causa di distruzione che il mondo sta vivendo tra le guerre e le catastrofi naturali.

E sono subito emerse anche le paure legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale: alcuni hanno osservato che il “messaggio dello spot è stato percepito diversamente forse a causa dei tempi in cui viviamo, con buona parte della comunità artistica per lo meno inquietata dai progressi raggiunti da alcuni sistemi di intelligenza artificiale nella produzione di nuovi contenuti, dalle immagini ai testi passando per i video”.