NATO attacca Huawei e lancia un duro monito alla Germania

Jens Stoltenberg: la maggior parte dei Paesi-membri della NATO ha già deciso di rinunciare alle tecnologie di Huawei

L’Alleanza atlantica ha aderito alla crociata degli Stati Uniti contro Huawei e ha lanciato un duro monito affinché smetta di collaborare con il gigante cinese dell’industria elettronica e di telecomunicazioni. In un’intervista al settimanale tedesco “Stern” il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha esortato la Germania a “evitare di utilizzare la tecnologia di Huawei, sospettato di collaborare con l’intelligence di Pechino”. Secondo Stoltenberg la “maggior parte dei Paesi-membri della NATO ha già deciso di rinunciare alle tecnologie di Huawei, soprattutto per quel che riguarda l’espansione delle reti per le telecomunicazioni”. Huawei è il leader mondiale per la progettazione e la costruzione delle reti 5G.

I media hanno messo in dubbio la credibilità delle affermazioni del segretario generale della NATO, dopo che Stoltenberg aveva accusato la Russia di usare le esportazioni di gas verso l’Europa – una delle principali fonti di guadagno del budget del Cremlinoб ridotta all’osso dalle sanzioni europee – come arma di ricatto politico. “Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il presidente russo, Vladimir Putin, ha utilizzato il gas come arma per impedire all’Occidente di sostenere il Paese aggredito. Non dovremmo commettere nuovamente questo errore con la Cina”, ha detto Stoltenberg, senza spiegare però come Mosca abbia trasformato gas in arma.

Invece Stoltenberg ha deciso di disegnare uno scenario apocalittico di un Occidente in balia alle attività sovversive di Mosca e di Pechino. Secondo il segretario generale della NATO la Russia e la Cina hanno “intensificato le loro attività di spionaggio in tutta la NATO” perché mirano a “destabilizzare le nostre società democratiche”. Di fronte a questa minaccia, per Stoltenberg, “prima di tutto, dobbiamo scoprire ciò che stanno facendo esattamente la Russia e la Cina e dobbiamo proteggere meglio le nostre infrastrutture critiche, quelle della NATO, ma anche quelle di tutti gli Stati membri dell’Unione europea”.