Al Bano, il Maestro del Belcanto italiano che sogna la pace

Un articolo di: Alessandro Banfi

Al Bano Carrisi è uno degli italiani più conosciuti nel mondo. La sua voce e la sua musica sono arrivate ovunque, riscuotendo successo ed entusiasmo. Chi ha partecipato al Forum Eurasiatico internazionale di Samarcanda lo scorso novembre ha ancora nella memoria la serata magica che lo ha visto in concerto in quell’occasione, con centinaia di uzbeki che cantavano le sue canzoni in italiano. In questo mese di maggio supererà gli 81 anni. Nel corso della sua lunga e fortunatissima carriera il Maestro di Cellino San Marco (paese della Puglia, in provincia di Brindisi) ha venduto oltre 25 milioni di dischi in tutto il mondo, ottenendo 26 dischi d’oro e 8 dischi di platino. Eppure è sempre rimasto legato alla sua terra e alla sua famiglia, rivendicando il legame con esse. Lo intervistiamo subito dopo la sua ultima performance romana di fronte a Papa Francesco, nell’Aula Nervi, alla Festa dei Nonni. Prima di cantare, ha parlato di pace: “La guerra crea morte, mentre la pace sviluppa vita e progresso”.

Cantautore

Al Bano Carrisi

Albano Carrisi, nato il 20 maggio 1943 a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, è uno dei più significativi e popolari cantautori italiani di sempre. Le sue canzoni hanno varcato i confini nazionali e sono diventati successi a livello globale.

Alessandro Banfi

Maestro, ci spieghi il segreto per cui è riuscito a portare nel mondo delle canzonette la grande tradizione della lirica e del bel canto italiani…

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Al Bano Carrisi

Guardi il termine canzonette non mi piace. È un’espressione che contiene un intento denigratorio, dispregiativo, coniato per dare l’idea che esistano una musica alta e una musica bassa… divisioni manichee, ottocentesche. Che fra l’altro non rendono ragione della continuità della storia della musica e della melodia italiana. La musica è l’unico linguaggio davvero universale. E sono sette note che vanno dalle mani di Johann Sebastian Bach a quelle di Wolfgang Amadeus Mozart, a quelle di Giuseppe Verdi, a quelle di Giacomo Puccini. Lo sa quanto dura un’aria d’opera di Mozart? Tre minuti. Dunque, tutti sanno poi che da Puccini nasce la musica da film e che dalla sua romanza alla canzone melodica dei posteggiatori napoletani il passo è brevissimo. Ecco arrivare il grande Enrico Caruso, il grande Domenico Modugno… davvero io mi sento parte di questa luminosa tradizione del Belcanto italiano. Queste sette note fanno miracoli e ognuno le utilizza come meglio crede, come meglio sente, come detta l’ispirazione.

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Alessandro Banfi

Perché lei è così popolare nell’Europa dell’Est, in Russia, in Uzbekistan… Che cosa c’è in queste popolazioni che sentono in sintonia immediata con la sua musica?

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Aggiungerei anche Spagna, Germania, Austria, tutto il Centro e Sud America, dove concerti e dischi sono sempre grandi successi. Non so rispondere. Direi che è il mistero della musica. Non ho fatto niente se non cantare in Italia e poi trovarmi numero uno in Russia, numero uno in Romania numero uno in America Latina… Resta un mistero che non ha risposta se non che quel tipo di musica è piaciuto. È piaciuto tanto che mi seguono con grande fervore, con grande amore, con grande attenzione.

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Alessandro Banfi

Mi viene in mente “O sole mio”, composta ad Odessa. Anche nelle scelte linguistiche dell’italiano lei riesce ad usare una specie di esperanto? Le sette note sono magiche, tutti le capiscono, ma penso anche alle parole delle sue canzoni: il sole, la felicità…

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Al Bano Carrisi

Con gli smartphone non è più un problema: si riesce a tradurre tutto dalla lingua originale. Ovviamente la nostra lingua ha una sua musicalità che affascina tutti. Tanti hanno imparato espressioni italiane grazie a noi cantanti. In tantissimi me lo dicono all’estero. Ed è bello.

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Alessandro Banfi

Una bella soddisfazione, quindi si crea un legame profondo…

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Lo dimostra la presenza internazionale dei nostri grandi musicisti creativi della storia: le note musicali sono un po’ come le rondini a primavera. Viaggiano anche molto lontano e poi ritornano alla base. Ed è un miracolo anche quello.

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Alessandro Banfi

La cultura contemporanea è molto digitale. La musica è un consumo sempre più privato, grazie appunto agli smartphone: si sentono le canzoni su Spotify, si ascoltano attraverso le cuffiette…

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Secondo me è cambiato ben poco nella sostanza, perché quando ci sono i concerti, non solo miei, la gente c’è ed è spesso moltissima. L’uso privato, nel senso di individuale, c’è sempre stato: la musica tutto sommato è una sana e interessante medicina, con effetti interiori che possono essere veramente miracolosi. Io stesso ho vissuto e vivo la musica in questa maniera: come un potente messaggio interiore. Quando ascolto le canzoni che sentivo da ragazzino, hanno ancora la forza di emozionarmi. Vuol dire che questa medicina dell’anima e del cuore non crolla mai, neanche col tempo che passa.

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Alessandro Banfi

Nella sua carriera strepitosa lei ha anche scritto diversi libri. Leggo fra i titoli: Fra cielo e terra: le mie radici, le stagioni della vita, la forza della fede. Oppure: Madre mia: L’origine del mio mondo. A metterli accanto veicolano valori precisi: la propria terra, le radici, la famiglia, la fede religiosa…

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Al Bano Carrisi

Ho scritto tanto perché molto spesso mi ritrovo sui giornali riportati dei pensieri che non sono i miei. A volte i suoi colleghi si inventano quello che vogliono. Mi sono un po’ ribellato a questa strumentalizzazione del mio personaggio. Io scrivo ciò che sono e come sono. Chi mi vuole mi segua. Dove? Con la fede non mi sono mai arreso. Non nascondere i propri valori è un atto fondamentale e positivo. Spesso nella nostra cultura c’è il timore di dimostrare la nostra fede cattolica. Se c’è un po’ di pudore, beh dobbiamo rinunciarci. Vedo che ad esempio molti islamici questo pudore non ce l’hanno, anzi evidenziano il loro credo per tre volte al giorno. E questo è un segnale che va colto prima che sia troppo tardi.

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Ci ricordiamo della religiosità solo ai battesimi e ai funerali…

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Al Bano Carrisi

Sono d’accordo. Mi auguro che sia solo pudore. Ti ritrovi in chiesa quando succede un fatto grave o quando c’è la Pasqua o il Natale. O quando ci sono il matrimonio, il battesimo o anche il funerale… La Chiesa dovrebbe essere oltre queste dimensioni. Il contatto con la Chiesa dovrebbe andare veramente oltre questa dimensione rituale e spesso questo non avviene. E ripeto, occhio agli islamici.

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Alessandro Banfi

Lei è oggi un nonno felice con quattro nipoti…

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Al Bano Carrisi

Sono nato in un paese del Sud Italia, quasi alla fine della Seconda guerra mondiale. E lì la famiglia sì, è stata decisiva. Ha funzionato come un vaccino, un vaccino che mi porto a spasso con orgoglio. Con la straordinarietà e con il piacere di questa famiglia. Attenzione, io allargo anche il termine famiglia, dato il mestiere che faccio. Ovviamente io ho una grandissima immensa famiglia che parte da Cellino San Marco, il luogo dove io sono nato, e arriva fino a Los Angeles, fino a Santiago del Cile, fino a Vladivostok. Ed è un aiuto meraviglioso e un conforto in ogni parte del mondo.

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Lei ha appena incontrato Papa Francesco per la terza volta in quest’anno, nell’Aula Nervi. Che cos’è per lei Bergoglio oggi?

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È la reincarnazione di San Francesco. È stato il primo papa della storia che ha avuto il coraggio di chiamarsi così. E lo ha fatto e lo fa con una umiltà, con una semplicità, con una chiarezza di idee che sono fantastiche. Il mondo ripete di fronte a lui: questo uomo è un cristiano, veramente cristiano.

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Alessandro Banfi

E lancia sempre un messaggio di pace, di fratellanza, con un instancabile appello a negoziare.

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Al Bano Carrisi

A volte sembra che il mondo si sia dimenticato della tragedia della Seconda guerra mondiale. Bisognerebbe programmare un po’ di film per far vedere che tipo di tragedia c’è stata. Personalmente ricordo mio padre al ritorno dalla guerra. Ed ho in mente bene i suoi racconti sulle tragedie e le sofferenze di tanti giovani al fronte. Quando vedo quello che sta succedendo in Ucraina, in Russia, a Gaza, mi dico che è un’assurdità. Prevale l’animale, non più l’essere umano. È un peccato che poca gente decida che si deve fare la guerra, so che il popolo non la vuole la guerra. I potenti sono al comando e decidono per tutti. Però loro vanno a dormire tranquillamente nei loro letti e stanno con le loro mogli e i loro figli, ma mandano tanti bravi ragazzi, che hanno diritto alla vita, a morire, a sacrificarsi. Viva la pace, perché la pace è una conquista fantastica. La pace è una conquista umana, è una conquista da esseri umani. La guerra porta distruzione, porta tragedie, porta lacrime, porta lutto, Non è una meta da dover raggiungere.

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Giornalista, Autore tv

Alessandro Banfi